Siccome le piccole e medie imprese (PMI) dipendono sempre più dalle infrastrutture digitali per sostenere le proprie attività, si trovano esposte a un numero crescente di minacce informatiche sofisticate. Nel 2025, i criminali informatici sfruttano i limiti di risorse, i piccoli team IT e le diffuse lacune di consapevolezza che rendono le PMI particolarmente vulnerabili. Considerando che il 43% degli attacchi informatici è rivolto proprio a queste realtà e che il 60% delle aziende colpite cessa l’attività entro sei mesi, la necessità di una maggiore consapevolezza è evidente.
Le 10 minacce più frequenti per le PMI nel 2025
1. Phishing sempre più sofisticato
Il Phishing rimane una delle minacce più utilizzate: l’80-95% degli attacchi inizia con email di Phishing.
Con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, gli aggressori possono generare messaggi ingannevoli, realistici e personalizzati. La formazione e training degli utenti su come riconoscere questi attacchi è fondamentale per ridurre i rischi.
2. Phishing via QR code (“quishing”) e LLM-driven
Uno studio accademico evidenzia come i cybercriminali stiano usando QR code maligni nelle email (Quishing) e sfruttando modelli di linguaggio (LLM) per creare Phishing altamente convincente.
Le PMI devono includere nei programmi di formazione esempi di questi attacchi emergenti e simulazioni che riflettano questi vettori sofisticati.
3. Ransomware alimentato dall’AI
I ransomware è in forte crescita e molti attacchi combinano phishing, social engineering e AI per massimizzare l’impatto.
Il 37% in più di attacchi Ransomware verso le PMI è segnalato da fonti italiane.
Formare i dipendenti su come si presentano le email sospette e su come reagire è una misura chiave nella strategia di difesa.
4. Estorsione fisica e minacce post-riscatto
Il Ransomware non è più solo digitale: in alcuni casi, i criminali minacciano anche fisicamente dirigenti se il riscatto non viene pagato.
Una corretta awareness dovrebbe includere piani di reazione anche su scenari più estremi e su come comunicare con le autorità.
5. Business Email Compromise (BEC)
Gli attacchi BEC (compromissione di email aziendali) sono sempre più comuni: i criminali impersonano manager o fornitori per ingannare le PMI e ottenere pagamenti fraudolenti.
Training regolari per i dipendenti su come verificare richieste anomale (pagamenti, bonifici, cambi di conto) possono essere determinanti per prevenire queste frodi.
6. Malware via loader, stealer e RAT
Molti attacchi contro le PMI coinvolgono malware come loader, stealer o backdoor RAT (Remote Access Trojan) che permettono l’installazione di codice dannoso o il furto di credenziali. Un esempio di questo tipo di attacchi lo riporta l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale in questo articolo ➡️ https://www.acn.gov.it/portale/w/malvertising-rilevata-diffusione-dei-malware-nodestealer-e-xworm
Educare i dipendenti a non aprire allegati sospetti e ad aggiornare regolarmente il software è essenziale per ridurre queste minacce. L’uso di simulazioni di Phishing e Ransomware è uno strumento di training efficiente nella consapevolezza degli utenti verso la sicurezza digitale.
7. Software malevoli che imitano app popolari o AI (es. “fake ChatGPT”)
E’ stato rilevato un aumento del 100% in più delle minacce che imitano ChatGPT e altre app basate su IA, sfruttando la popolarità di questi strumenti per distribuire malware.
Le campagne di Awareness devono evidenziare che anche app o strumenti “familiarmente tecnologiche” possono essere usate come esca e che non tutto ciò che sembra legittimo lo è.
8. Insufficiente competenza interna in cybersecurity
Il Cisco Cybersecurity Readiness Index 2025 mostra che molte PMI non hanno specialisti IT dedicati alla sicurezza: l’80% segnala una carenza di competenze.
Un percorso di formazione mirato (anche partendo da moduli educativi basilari) è cruciale: non basta un antivirus, serve costruire una cultura di responsabilità diffusa.
9. Vulnerabilità di supply chain
PMI che forniscono o dipendono da terzi (fornitori, partner) sono esposte a rischi via supply chain. Anche piccoli subfornitori possono essere il punto di ingresso per attacchi più grandi.
Un piano di sensibilizzazione alla cybersecurity deve includere anche il tema della gestione dei fornitori: formare il proprio team su come verificare la sicurezza dei partner e monitorare le relazioni è strategico.
10. Social engineering avanzato con AI
Con l’IA, il social engineering diventa sempre più persuasivo: gli aggressori possono creare messaggi “su misura” (deepfake, conversazioni realistiche) che ingannano anche utenti attenti.
Le PMI che investono in formazione continua (ad esempio simulazioni di phishing realistiche) possono rafforzare la resilienza del proprio personale. Studi mostrano che il training continuo riduce significativamente la suscettibilità agli attacchi.
Perché la security awareness è la chiave per le PMI
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Le PMI non possono competere con le grandi aziende sui budget, ma possono vincere con la consapevolezza: educare le persone è una forma potente di difesa.
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Gli attacchi moderni sfruttano l’inganno, l’IA e il comportamento umano: non basta bloccare, bisogna insegnare a riconoscere.
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La formazione continua (non una tantum) è più efficace: simulazioni regolari e feedback mirato mantengono alta l’attenzione e riducono il rischio.
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Una cultura della sicurezza rafforzata aiuta anche nella gestione delle crisi: se i dipendenti sanno come reagire, l’impatto di un incidente può essere molto minore.
- Riduzione dei costi aziendali legati agli incidenti
Cosa fare concretamente (best practice)
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Implementare programmi di formazione regolari, con moduli interattivi, momenti educativi, giochi, video ed altri strumenti di awareness.
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Simulare attacchi reali: Phishing, Smishing, email “falsificate” per testare la reazione del personale.
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Monitorare e misurare: usare metriche per vedere chi clicca, chi segnala, quali tipologie di attacchi sono più efficaci.
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Promuovere una cultura della sicurezza trasversale: coinvolgendo non solo l’IT, ma anche i reparti vendite, operativi e amministrativi.
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Mantenere aggiornate le procedure: piani di risposta agli incidenti, backup, aggiornamenti software, policy di sicurezza.
Le PMI e il rischio cyber
Le PMI rappresentano oggi uno dei target più facili per i cybercriminali. Perché?
- Budget limitati per sicurezza e formazione
- Infrastrutture non sempre aggiornate
- Dipendenti poco formati sulla cyber hygiene
- Adozione massiva di cloud e strumenti SaaS senza policy solide
- Supply chain digitale frammentata
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Il 70% degli attacchi colpisce aziende sotto i 250 dipendenti.
La difesa più efficace? La formazione continua e la sensibilizzazione del personale.
Conclusione
Per le PMI, la sicurezza informatica nel 2025 non è solo una questione tecnologica: è una sfida culturale. Le minacce evolvono rapidamente ma anche la formazione e la consapevolezza possono evolvere. Investire nella Cyber security Awareness significa non solo ridurre il rischio, ma costruire una barriera umana contro attacchi sofisticati.
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